Ferrari 375 Mille Miglia del 1955: l’esemplare n. 12 è del regista Rossellini
di Mario Savona

Nel 1955 Roberto Rossellini acquista alla FERRARI un modello della casa modenese esattamente il dodicesimo delle quindici 375 Mille Miglia spider realizzate, che originariamente era destinato ad essere spedito a Luigi Chinetti per correre nelle gare USA. Rossellini dopo poco tempo affidò il restyling alla carrozzeria Scaglietti, che trasformò completamente la vettura da spider in un meraviglioso ed elegante coupè, nel 1964 mi trovavo a Roma e venni a conoscenza che erano in vendita dei beni di proprietà del regista Roberto Rossellini fra cui una FERRARI, incuriosito mi attivai per vedere di cosa si trattava.


Alla vista di questo splendido modello non seppi resistere e nonostante fossi solo un ragazzo senza tanta disponibilità riuscì a farmi prestare l’incredibile somma di lire 265.000 per poter acquistare la suddetta Ferrari. Inutile dire che la portai a Palermo guidandola personalmente pur non essendo in possesso della patente.

Mio padre ovviamente era ignaro di questa mia ennesima follia e addirittura un giorno volendomi fare cosa gradita mi promise che appena mi fossi laureato mi avrebbe regalato una FIAT 500 e oibò io avevo già una Ferrari 5.000 cc posteggiata in strada lontano dagli occhi dei miei familiari.

L’auto non era proprio perfetta, mancava la tipica mascherina della presa d’aria anteriore e delle prese d’aria laterali comunque era sempre meravigliosa ed io da grande appassionato un giorno acquistai delle lastre di alluminio e ricostruii in maniera artigianale i pezzi mancanti devo dire con un discreto risultato estetico, dopo un anno circa il mio gioiello mi fu rubato e nonostante le varie e svariate ricerche non riuscii a sapere mai nulla.
Dopo undici mesi circa scopro che a Napoli in un garage c’era posteggiata una bellissima auto Ferrari di colore verde molto simile come descrizione alla mia. Ovviamente mi organizzai subito per andare nella città Partenopea. In cuor mio non credevo possibile che quella vettura fosse la mia amata Ferrari, anche perché il colore non corrispondeva al grigio argento originale della vettura e mai avrei creduto che qualcuno le avesse potuto cambiare colore, tanto meno in verde militare. Non posso descrivere la mia emozione alla vista della mia “bambina” quando giunsi in quel garage, mi fu riferito dal titolare della azienda che la vettura era stata lasciata li per revisionare il motore in quanto passava dell’acqua nell’olio, ma non si presentò mai più nessuno e l’auto fu posteggiata in un angolo nello stato in cui era stata lasciata.


Riportato a Palermo il mio gioiello cercai di trovare un meccanico capace ed economico che potesse riparare il danno, ma fu praticamente impossibile. Dopo alcuni mesi presi la grande decisione: la riparo io o almeno ci provo. In breve tempo mi ritrovai tanta gente che veniva a trovare questo ragazzo incosciente e un po’ pazzo che si era messo in testa di smontare revisionare e “rimontare un motore dodici cilindri 6 carburatori doppio corpo e due Magneti e avere la presunzione di farlo ripartire.
Dopo sei mesi quel ragazzo riuscì a rimontare quello stupendo dodici cilindri; non posso descrivere l’emozione del momento in cui tentai di avviarlo, ovviamente non voleva partire ma alla fine vinse la mia testardaggine e con la complicità di un amico trainando la vettura con un'altra auto e dopo un migliaio di metri le mie orecchie riascoltarono il rumore del bolide anche se dei dodici cilindri forse ne funzionavano solo sei. Ma ci riuscii. In seguito con una meticolosa messa a punto dei due magneti i cilindri che ruggivano diventarono dodici, fu per me una grande vittoria.

Nel 1970, dopo lunga insistenza di un mio fraterno amico, decisi di vendere la 375 e pensando che potesse interessare direttamente al commendatore per il suo piccolo museo privato, scrissi ad Enzo Ferrari in persona proponendogli l’auto ed inviando le relative foto, ebbi il piacere di ricevere la risposta direttamente da LUI il quale nel comunicarmi che non era interessato all’acquisto in quanto allora la “FERRARI spa” conservava soltanto le auto che avevano gareggiato per la scuderia, mi indicò come possibile acquirente un collezionista francese, tale Bardinon, che io contattai immediatamente.

Dopo una serie di rapporti epistolari un bel giorno ricevo la telefonata che mi preavvisava dell’arrivo a Palermo di un certo signor Damagnes, per farla breve ho venduto il mio gioiello per una cifra che allora sembrò abbastanza elevata. Da tutta questa storia ho imparato che bisogna ascoltare i consigli ma alla fine si deve fare di testa propria.

Oggi conservo il volante originale perché lo avevo sostituito con uno più piccolo di diametro.